la volta affrescata di Andrea Pozzo

La volta affrescata di Andrea Pozzo è l’opera d’arte più famosa e ammirata della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma, e in particolare è il motivo per cui all’ingresso c’è sempre una consistente fila di turisti: sono tutti in coda per farsi un selfie allo specchio obliquo che riflette il capolavoro della volta affrescata.

Per apprezzare meglio quest’opera è però necessario conoscerne la storia e capirne il simbolismo.

Vediamo dunque di approfondire:

 

Cominciamo dall’artista che ha creato queste notevoli illusioni prospettiche:

 

Andrea Pozzo

Andrea Pozzo nacque a Trento nel 1642, quindi circa un secolo dopo la morte di Sant’Ignazio. Studiò a Trento alla scuola dei Gesuiti e poi si trasferì a Milano dove divenne membro laico della Compagnia di Gesù: prese i voti a 23 anni, nel 1665.

A Milano lavorò per 2 anni al completamento della chiesa di San Fedele, considerata uno dei modelli di riferimento dell’architettura sacra dell’arte della Controriforma, poi si trasferì a Genova, conoscendo quindi le opere di Rubens (in uno dei dipinti di Rubens a Genova c’è un’altra finta cupola), e successivamente sarà a Mondovì in provincia di Cuneo, dove realizzerà la sua prima finta cupola, anzi finto tamburo visto che manca la calotta. Sarà una prima esperienza che lo portò a ragionare su come calcolare e risolvere il problema prospettico della realizzazione di una finta cupola completa.

Andrea Pozzo nella sua vita realizzerà 8 finte cupole, ma quella più famosa è proprio quella della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma:

la finta cupola di Andrea Pozzo nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma

 

Per un approfondimento vedere l’articolo sulla finta cupola di Sant’Ignazio.

 

Ci sono anche vari libri dedicati alla produzione artistica di Andrea Pozzo:

libri su Andrea Pozzo

 

Ma come detto all’inizio l’opera più ammirata e conosciuta di Andrea Pozzo è la volta affrescata della chiesa di Sant’Ignazio a Roma: un immenso affresco prospettico a cui l’artista gesuita lavorò tra il 1685 e il 1694.

 

la volta affrescata

Come in tutte le chiese quando il visitatore entra il suo occhio viene naturalmente portato in fondo, all’abside, ma come si alza lo sguardo verso l’alto si viene immediatamente catturati dallo stupore: il soffitto non c’è, lo spazio verticale si apre verso un cielo aperto costellato di angeli e figure allegoriche:

la volta affrescata da Andrea Pozzo nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma

photocredit: LivioAndronico – licenza CC 4.0

La volta è enorme, e se uno non ne possiede la chiave di lettura risulta dispersiva: senza una guida ci si perde in questa prospettiva da torcicollo.

L’idea base è che la volta rappresenta il trionfo di Sant’Ignazio, quindi per capirla appieno bisogna prima conoscere la vita del santo: vedere l’articolo di approfondimento su la vita e le opere di Sant’Ignazio di Loyola.

 

il trionfo di Sant’Ignazio

La volta è (ovviamente) dedicata al trionfo del santo a cui è dedicata la chiesa, ma al centro della scena c’è colui che è al centro del messaggio cristiano: le nuvole concentriche e il cono di luce portano l’occhio dell’osservatore al centro della scena, dove Gesù Cristo Salvatore porta la croce, simbolo del suo sacrificio salvifico per l’uomo. Dal petto del Redentore parte un raggio di luce che va a colpire l’altro protagonista del dipinto, Sant’Ignazio di Loyola, l’uomo che Gesù ha scelto per diffondere al mondo il suo messaggio di amore e salvezza.

centro della volta affrescata da Andrea Pozzo nella chiesa di Sant'Ignazio a Roma

 

A sua volta dal cuore di Ignazio il raggio di luce, che rappresenta sia l’amore di Dio sia il messaggio cristiano di salvezza delle anime umane, si riflette verso le figure allegoriche dei 4 continenti allora conosciuti, i luoghi dove si è indirizzata l’evangelica opera missionaria della Compagnia di Gesù.

La scena aperta verso il cielo rappresenta anche il concetto di collegamento tra terreno e divino, collegamento possibile solo con la fede e la preghiera, propria del santo, che è al centro dell’interazione tra Dio e gli uomini. Non c’è una chiusura architettonica per questa chiesa: l’illusione prospettica di un cielo aperto simboleggia che non c’è chiusura tra Dio e gli uomini, quando l’interazione è sorretta dalla fede.

Le figure angeliche fanno da cornice a questa interazione tra Dio e gli uomini. Le figure allegoriche dei 4 continenti sono figure femminili, perché rappresentano la terra fertile che è sempre una figura femminile; e queste figure sono a loro volta attorniate da figure maschili che ascendono verso l’alto o precipitano verso il basso, a simboleggiare i relativi comportamenti che portano all’ascesa verso il Signore o alla perdizione.

 

le allegorie dei 4 continenti

Agli angoli della scena ci sono le 4 rappresentazioni allegoriche dei 4 continenti allora conosciuti, i luoghi dove si indirizzava l’opera missionaria della Compagnia di Gesù, che simbolicamente parte dal cuore di Sant’Ignazio, colui che fortemente ha voluto indirizzare il suo ordine religioso verso l’evangelizzazione e la salvezza delle anime.

Le figure che rappresentano i continenti sono ricche di simbologie:

 

Africa

La figura nell’angolo della volta a sinistra dell’ingresso rappresenta l’Africa: una donna di colore riccamente drappeggiata e con sulla testa una fascia che regge un diamante lucentissimo, siede su un coccodrillo di cui con un braccio trattiene una zampa anteriore.

rappresentazione allegorica del continente africano nella volta affrescata da Andrea Pozzo nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma

Il diamante simboleggia le miniere di pietre preziose di cui il continente africano è ricco. E sempre alla ricchezza di risorse si riferisce la zanna d’elefante che la donna tiene nella mano destra. Il coccodrillo, oltre a fare riferimento alla natura selvaggia dell’Africa, dal punto di vista dell’iconografia cristiana rappresenta le forze del male che sempre aggrediscono gli uomini.
Ma l’uomo che viene attaccato dal coccodrillo rivolge il suo sguardo verso l’alto e si oppone con tutte le sue forze: opponendosi dimostra di essere pronto a ricevere il messaggio salvifico da parte dei missionari gesuiti in Africa e con il suo sguardo verso Gesù Cristo Salvatore rivela il desiderio di conoscere Dio e di ricevere il suo amore (riflesso dal cuore di Ignazio).

Sempre nella scena africana è interessante la figura del piccolo angelo che con una fiaccola scaccia verso il basso l’uomo dall’altro lato. La pelle di quest’uomo è decisamente più chiara, simile a quella degli europei, e sta a simboleggiare gli eretici dei primi secoli sulle coste mediterranee del nord Africa (come Ario e Nestorio), e la fiaccola simboleggia la vera fede predicata dagli apostoli (e adesso dai gesuiti) che scaccia l’eresia.

 

America

Il continente americano è rappresentato da una robusta donna seminuda con un seno scoperto (all’amazzone), adornata da un copricapo piumato e seduta su un giaguaro. Impugna una lancia, con cui ha appena trafitto un uomo che sta già precipitando verso il basso, e adesso ne minaccia un altro, che pare però arrendersi.

rappresentazione allegorica del continente americano nella volta affrescata da Andrea Pozzo nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma

Il giaguaro e il pappagallo rappresentano la natura selvaggia delle Americhe, di cui la donna amazzone è la rappresentazione antropomorfa. La scena di lotta con gli uomini sotto di lei rappresenta la lotta all’idolatria degli indigeni. Il meccanismo di caduta verso il basso o di speranza verso l’alto è lo stesso della scena precedente: si può salvare solo l’uomo che rivolge il suo sguardo al Signore e accetta la conversione dall’idolatria alla fede cristiana. Fede che in questo caso sembra più imposta con la violenza che con il convincimento. Cosa che in effetti accadde nella conquista delle Americhe.

L’opera di conversione ha comunque successo: guardando bene vicino alla figura che rappresenta l’America si vedono quattro uomini dalla pelle rossa serenamente seduti su una nuvola e con lo sguardo verso l’alto; sono sereni perché hanno ricevuto il battesimo e adesso sono consapevoli di essere figli di Dio.

 

Asia

La donna che rappresenta l’Asia è vestita di tessuti pregiati, a simboleggiare le sete per cui l’Asia è da sempre famosa, ed è seduta su un cammello (simbolo delle carovane che quelle sete portavano in Europa). Sotto di lei i due uomini che contornano lo scudo con il nome del continente.

rappresentazione allegorica del continente asiatico nella volta affrescata da Andrea Pozzo nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma

La dinamica con i due uomini è sempre la stessa: uno ha il capo rivolto verso il basso e uno guarda speranzoso verso l’alto, ma entrambi sono ancora incatenati. Le catene rappresentano l’idolatria che imprigiona l’uomo e non gli consente di sperimentare la libertà che Dio gli può donare. L’uomo a sinistra tiene il capo chinato, a simboleggiare la triste condizione dei pagani. L’uomo di destra guarda però verso la donna, che a sua volta rivolge il suo sguardo verso l’alto e con un braccio indica Ignazio: questa composizione sta a significare la richiesta di missionari gesuiti che annuncino il vangelo e liberino le popolazioni asiatiche dalla triste condizione di non conoscere ancora il messaggio salvifico del Cristo Redentore.

La richiesta sta per essere esaudita: Francesco Saverio siede sulle nuvole sopra l’Asia.

Francesco Saverio missionario in Asia nell'affresco della volta della chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma

Francesco Saverio fu il grande missionario gesuita in Asia.

 

Europa

Infine la rappresentazione allegorica del vecchio continente: questa volta la figura che lo rappresenta non è una semplice donna, ma una regina, forse un’imperatrice, avvolta in un prezioso mantello dorato, con in testa una corona, in una mano uno scettro. L’altra mano è posata sul globo terraqueo, a simboleggiare il controllo dell’Europa di allora sul mondo allora conosciuto. Siede in groppa ad un cavallo maculato, che si rivolge a lei, pronto ad obbedire ai suoi ordini. Lei volge lo sguardo verso le Americhe. Sotto di lei una cornucopia, e le due solite figure maschili.

rappresentazione allegorica del continente europeo nella volta affrescata da Andrea Pozzo nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma

In questo caso la simbologia del potere e dominio europeo è evidente e di facile interpretazione. Interessante lo sguardo rivolto verso le Americhe, verso cui punta anche lo scettro: lì era diretta allora la massima attenzione delle potenze europee. I popoli delle Americhe chiedevano di essere evangelizzati (oppure noi europei abbiamo clamorosamente frainteso e gli indigeni americani volevano solo essere lasciati in pace).

Interessante il fatto che le due figure maschili sottostanti siano una di spalle, ma ben illuminata, e l’altra con il capo coperto e nell’ombra: la prima ha già accolto il vangelo (per questo è illuminata dalla luce del Signore), la seconda attende ancora la luce del messaggio salvifico cristiano (oppure anche in questo caso noi europei abbiamo frainteso e quelle popolazioni stavano benissimo così). Comunque non ci sono dubbi sui possibili risultati dell’evangelizzazione dei popoli europei ancora non cristiani: la cornucopia sta a simboleggiare che le conversioni saranno copiose (erano sicuri di non aver frainteso).

Nella nuvola sopra la testa della regina europea sono rappresentati san Luigi Gonzaga (sepolto in questa chiesa) e Pietro Favre (il primo della Compagnia di Gesù ad essere ordinato sacerdote).

 

Et quid volo nisi ut accendatur

Sui due lati corti della volta al centro sono riportati due cartigli che riportano in latino una frase del Vangelo di Luca:

Ignem veni mittere in terram

et quid volo nisi ut accendatur

Che tradotto significa: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che cosa voglio se non che sia già acceso?!” (Lc 12,49)

et quid volo nisi ut accendatur

Questo era un passo del Vangelo molto caro a sant’Ignazio, e pare che l’abbia ripetuto anche a Francesco Saverio quando era in partenza per l’Asia.

Il fuoco è il fuoco della fede, ed è un messaggio fortemente simbolico diretto ai gesuiti: è il fuoco spirituale dello spirito evangelico, che è l’energia che manda avanti il missionario nel suo difficilissimo cammino nella terra straniera spesso ostile; è il fuoco simbolo dell’amore verso Dio, simbolo di sacrificio e dedizione all’opera evangelica, simbolo di riforma e rinascita spirituale.

Tutti questi messaggi erano principalmente rivolti ai gesuiti.

 

il messaggio

Dopo tutte queste allegorie sui 4 continenti e sull’evangelizzazione delle popolazioni che ancora attendono la buona novella cristiana è abbastanza chiaro che uno dei messaggi principali è quello dell’importanza dell’opera missionaria gesuita: è ciò che esce dal cuore di Ignazio.

Ma bisogna anche ricordare che questa originariamente era la cappella universitaria del Collegio Romano, il principale centro di formazione culturale della Compagni di Gesù, dove venivano educati e formati i giovani gesuiti che poi sarebbero stati inviati come missionari ai quattro angoli del globo (rappresentati proprio agli angoli di questo enorme affresco simbolico). Dunque visto che principalmente gli osservatori erano i giovani studenti gesuiti il messaggio fondamentale doveva essere un messaggio motivazionale ed educativo diretto ai giovani gesuiti. Andrea Pozzo ha dipinto per loro, non per realizzare uno sfondo carino per i nostri selfie.

In ultima istanza il messaggio pedagogico e motivazionale era un invito allo studio e alla formazione come strumento necessario per poter poi servire adeguatamente Dio nell’opera missionaria in tutti i continenti: per portare la luce del vangelo in tutte queste realtà così complesse e diverse tra loro, come è diversa e complessa la natura dell’uomo, è necessario essere adeguatamente preparati dallo studio e sorretti dal fuoco della fede.

 

la chiesa di Sant’Ignazio

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